Esistono a tutt’oggi pregiudizi ben radicati e piuttosto resistenti riguardo la psicoterapia, in generale, e la psicoanalisi, in particolare. Il più diffuso rimane certamente quello della presunta “sanità mentale” di colui che pensa di intraprendere un percorso di sostegno psicologico e psicoterapeutico: “se mi avventuro in questa faccenda - si può pensare - ammetto a me stesso di essere uno strambo. Peggio ancora, gli altri cominceranno a guardarmi come uno strambo”.
È innegabile che vi sia una certa parte di verità storica in un pensiero simile, una verità socialmente diffusa che soltanto con grande fatica - e grazie a un notevole sforzo di informazione - si sta riuscendo a scalfire. Nei momenti bui di angoscia e di difficoltà, il ricorso a un buon amico o a una buona dose di cioccolato sta mostrando infine, e inevitabilmente, tutti i suoi limiti. Se si sente di avere bisogno di aiuto psicologico - e non è necessario essere matti per trovarsi nel corso della propria esistenza in questa condizione - ci si deve rivolgere a uno specialista serio e qualificato. Fin qui siamo nella norma, una norma accettata con fatica, ma ormai condivisa.
Il punto che invece dovrebbe maggiormente interessare è un corollario derivante da questa indicazione apparentemente piena di buon senso: rivolgersi a uno specialista serio e qualificato. Come scovare un siffatto individuo? Cosa garantisce della sua competenza e serietà?
Evidentemente, un primo passo piuttosto ovvio è quello di andare a verificare il curriculum dello specialista. Più titoli uguale maggiori competenze. Questo però non è sempre così scontato. I titoli e le benemerenze, in alcuni casi, rappresentano solamente delle semplici coccarde che si portano a spasso ma che in realtà dicono poco delle reali capacità e competenze di chi li esibisce con giusto e giustificato orgoglio. Sono un indizio, non una prova.
Allora si potrà verificare il percorso formativo dello specialista, un passaggio ancora più specifico rispetto a una superficiale valutazione dei titoli riportati in un curriculum: “I luoghi in cui ci si forma rappresentano sempre un buon indicatore di competenza e serietà”, si penserà. E si penserà bene.
Infatti, per lo psicoterapeuta, la serietà dell’istituzione che ha provveduto alla sua formazione rappresenta la migliore garanzia del fatto che vi sia una effettiva formazione. Questo vale ancor di più in campo psicoanalitico. Una formazione psicoanalitica non si limita, infatti, all’acquisizione delle competenze teoriche necessarie al raggiungimento di in diploma; uno psicoanalista fonda la propria posizione principalmente sulla propria analisi individuale e sul controllo in supervisione della propria pratica clinica. La sua formazione non termina dunque con un diploma, è continua ed è richiesta come requisito indispensabile per far parte di un gruppo e di una scuola di respiro nazionale e internazionale. Alcune scuole garantiscono di questa formazione, altre no. E non è difficile discriminare fra le une e le altre. Prima di rivolgersi a uno specialista è pertanto consigliabile, quando possibile, verificare questo aspetto. Vale certamente quanto e più delle coccarde.